Marina di Gioiosa Ionica è situata nei pressi di Locri, tra Siderno e Roccella, lungo la Costa dei Gelsomini, nome con cui si identifica la zona costiera della provincia di Reggio Calabria bagnata dal mar Ionio. La cittadina si sviluppò, come gran parte dei paesi della costa, alla fine del XIX secolo, a seguito della costruzione della ferrovia Reggio Calabria – Taranto, benché le sue origini siano assai più antiche, come dimostrano le testimonianze archeologiche venute alla luce negli anni.
Le prime notizie certe su questo vasto territorio risalgono al 1437, quando questo fu menzionato tra i feudi di proprietà dei conti di Gerace, Caracciolo Rossi. A quell’epoca il nome sembra fosse Joyusa, poi trasformatosi in Mocta Joyusa, il paese acquisì l’attuale denominazione, Marina di Gioiosa Jonica soltanto nel 1863, quando divenne frazione appunto di Gioiosa Jonica, e la mantenne anche quando ottenne, il 21 aprile 1948, con decreto del presidente della Repubblica, l’autonomia amministrativa.
Scoperto nel secolo scorso, il Teatro di Marina di Gioiosa Jonica è di dimensioni ridotte. Studiato in modo approfondito nel 1920 da Silvio Ferri, esso poteva ospitare all’incirca milleduecento spettatori. La sua costruzione si fa risalire al III-IV sec. d.c., anche se i ritrovamenti archeologici denunciano diverse fasi di fabbricazione dell’edificio nel tempo. Nel 1926, a seguito di una serie di scavi effettuati in luogo poco distante dal piccolo teatro e precisamente intorno alla Torre del Cavallaro, si scoprirono anche i resti di una costruzione termale di età imperiale. Basandosi sui dati sopraelencati, si ipotizzò la probabile esistenza di una grande villa di cui le terme e il teatro avrebbero fatto parte.
Stilo è un centro agricolo ai piedi del monte Consolino, in provincia di Reggio Calabria. L’antico borgo disposto a gradinate, è caratterizzato da case in pietra scura che sembrano dipinte nella roccia. Di origine greca, passata poi sotto il dominio dei Bizantini nel X secolo, divenne il più importante centro bizantino della Calabria meridionale. Conosciuta per aver dato i natali al filosofo Tommaso Campanella, autore de “La Città del Sole”, è dominata da una delle principali testimonianze del periodo bizantino: La Cattolica, bellissimo tempietto del X sec. E’ uno tra i più importanti monumenti della regione, ed è miracolosamente intatta.
Le origini di Stilo sono collegate alla distruzione di Caulonia operata da Dionigio di Siracusa. Crebbe rapidamente d’importanza tanto che dal X secolo divenne il centro bizantino più rilevante della Calabria meridionale. Rimane memorabile la sua resistenza ai Normanni e la tenace fedeltà agli Angioini che ne fecero uno dei castelli più importanti della regione. Borgo bizantino del X sec. situato alle falde del monte Consolino, dominato dai ruderi di quello che fu un grande e possente Castello normanno.
Degno di interesse è il centro storico di Stilo, ricco di palazzi nobiliari e di chiese, tra cui il Duomo eretto nel 1300, la chiesa di San Francesco, la chiesa di San Giorgio, la chiesa della Madonna delle Grazie, la chiesa di San Giovanni Theresti. Nell’ex complesso Monastico San Giovanni Theresti è ospitata la Pinacoteca Comunale “Francesco Cozza”. Riconosciuto nel 2011 borgo tra i più belli d’Italia, è in lista dal 2006 con altri sette siti basiliano-bizantini calabresi, per il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO. Se ci si trova in questa località la prima domenica di Agosto, si può assistere a una delle manifestazioni più belle e suggestive della tradizione popolare calabrese: Il Palio di Ribusa.
Denominata Città Santa per le sue numerose chiese e i vari conventi e monasteri, Gerace è un borgo medievale di straordinario fascino, perfettamente conservato e suddiviso in Borgo Maggiore, Largo Piano, Borghetto e Città Alta. Gerace fu fondata intorno al VII secolo dai profughi della vicina colonia greca di Locri Epizefiri, rifugiatisi nell’entroterra per sfuggire alle distruzioni operate dai Saraceni. Sorse così Hagia Kyriaki (Santa Ciriaca), nome che la tradizione popolare accostò poi al diminutivo ierókion (falchetto), dando origine all’attuale toponimo.
La gastronomia di Gerace è ricca e particolare, con piatti tipici che mantengono vivi gli usi e le tradizioni della zona. Rimane in uso quotidiano una cucina a base di fritture: caratteristiche sono l’alatucia (cotiche) con le uova e la “curcudia”, una sorta di polenta aspromontana. La carne è soprattutto quella di capra, una delle migliori specialità di questi luoghi. Rinomata è la produzione di ricotta e formaggi secondo i sistemi più antichi. Molto gustosa è la pasta fatta in casa detta maccarruni, lavorata a mano dalle donne con rametti di erba chiamati mazzuni o cannici.
Le conserve fatte in Aspromonte sono quelle di pomodori e la varietà di olive sott’olio. Fra gli insaccati da ricordare è il capocollo e la soppressata, da gustare col pane di grano fatto in casa. Tra i dolci si segnalano i petrali e le zeppole (a Natale); le n’gute e i cuddhuraci (a Pasqua); isciaruni fatti con pasta di sfoglia, ricotta e uova; i vari tipi di pitte e i scaddateddhi. Gustosi sono i fichi secchi preparati con noci di mandorle; le more di gelso e le costee (pere essiccate). Tra i vini, il Cuvertà e il Palazzi sono assai pregiati; il Mantonico e il Vino Greco di Bianco da dessert sono dei vini Doc. Sviluppata è inoltre la produzione di vari tipi di liquori fatti in casa (limoncello, mix di agrumi, nocini). Infine dalla presenza di secolari uliveti e numerosissimi frantoi, antichi e moderni si ricava un olio molto pregiato, che è alla base dell’economia aspromontana.